"La Fiera delle Utopie concrete non é la fiera dei sogni, tanto meno dei sogni di denari e potenza. ma tra le Utopie ce n'è una che appare più realistica di altre: che la ricerca di richezza, di benessere, di felicità debba indirizzarsi altrove, per non spingere alla rapida svendita e al delgrado dell'intero pianeta."
(Alexander Langer/Invito per la fiera)
L'Udito e l'Ascolto
Parte un nuovo ciclo con la settima edizione della Fiera delle Utopie Concrete, in programma dal 16 al 19 ottobre a Città di Castello: Quali sensi per la conversione ecologica e la convivenza. Nata nel 1987 come laboratorio politico e pratico per indicare le strade percorribili verso una "conversione ecologica" della società, come amava specificare Alex Langer, fondatore dell'iniziativa, la Fiera è un luogo di scambio e di approfondimento promosso da un Comitato consultivo cui partecipano ambientalisti, sindacalisti ed intellettuali italiani ed europei.
Disegnare i tempi e i modi di una conversione ecologica: il futuro dei sensi. Dopo un primo ciclo dedicato ad Acqua, Terra, Fuoco ed Aria, e due fiere su grandi temi dell'ecologia sociale: "Ricchezze e povertà" (1993) e "Lavoro e conversione ecologica" (1995) la Fiera quest'anno apre un nuovo ciclo con i sensi dell'uomo come filo conduttore per affrontare i grandi problemi delle società moderne e la loro intersezione con la percezione dell'individuo. L'udito, la vista, il gusto, il tatto e l'olfatto sono infatti la finestra che ciascuno di noi ha aperto verso gli altri esseri umani e verso la natura. L'intera esperienza che facciamo del mondo passa attraverso i sensi. L'evoluzione naturale e la storia culturale dei nostri sensi, l'uso che ne facciamo oggi, le condizioni per una moderna cultura ecologica dei sensi e le strade che portano in questa direzione sono temi che ci permetteranno nei prossimi anni di trovare approcci nuovi e creativi alla conversione ecologica dell'economia e della società.
Impoverimento dei sensi - arricchimento dei sensi. Le tecnologie moderne ci permettono una vita con meno fatica e meno logoramento del corpo, ci mettono a disposizione tecniche e apparecchi per mantenere le capacità dei sensi quando dimostrano segni di fatica e di mal funzionamento e ci permettono di percepire suoni ed immagini che nessuna generazione in passato ha potuto sentire e vedere come la terra vista dalla luna e i neuroni sensoriali nel epitelio umano olfattorio. Ma l'estensione dei sensi significa anche che il mezzo tecnologico si inserisce fra i nostri sensi e la realtà. Sono le onde dallo schermo cinematografico, televisivo o del monitor che raggiungono la retina, le onde acustiche dall'altoparlante che rimbalzano sulla membrana del timpano.
Gli uomini, gli animali e il mondo materiale invece, che si riflettano sugli schermi, sono sempre più lontani, il rapporto è fortemente mediato. Il progresso tecnologico ci ha liberato dalla fatica di dover interagire fisicamente con il mondo materiale e ha inserito fra i nostri sensi e il mondo mezzi sempre più sofisticati che estendono la percezione e la rendono virtuale. In che modo è statocambiato il rapporto fra l'uomo ' e l'uomo e fra l'uomo e la natura da questa trasformazione profonda? Quali sono le strade per aprire nell'educazione, nella vita quotidiana e in situazioni speciali i sensi alla ricchezza dell'esperienza immediata per creare un'interazione creativa fra percezione e cognizione?
Quali sensi per la convivenza
Se la convivenza è legata, come insiste Hegel e ci spiega in modo convincente Tzvetan Todorov al riconoscimento dell'altro, i sensi lì hanno un ruolo eminente: lo sguardo che segnala l'accettazione come anche il rifiuto dell'altro; prima di ogni guerra c'è la guerra delle parole e il non-ascolto. La guerra non finisce se non si comincia a parlare e ad ascoltare. L'uso corretto dei sensi è un elemento importante dell'arte complessa di convivenza.
Ascoltare il nemico Come utopia concreta per costruire la convivenza dopo decenni di violenza e ingiustizia la Fiera 1997 presenterà la commissione per la verità e la riconciliazione nell'Africa del Sud. La commissione è stata creata dal governo sudafricano sotto la presidenza del arcivescovo Desmond Tutu, premio Nobel per la pace, per occuparsi dei crimini commessi tra gruppi etnici durante l'apartheid. Se il colpevole ha agito per ragioni politiche, la commissione può concedere l'amnistia in cambio per una testimonianza onesta.
La commissione per la verità e la riconciliazione è un esempio affascinante e senza precedenti di come creare la convivenza dopo decenni di violenza e di odio. Mentre anche in Sud Africa ci sono posizioni opposte sul lavoro della commissione si sta pensando se una tale istituzione potrebbe essere creata anche nell'Ex Yugoslavia.
Ogni giorno ci troviamo a vivere la contraddizione di dover far convivere la tutela dell’ambiente con lo sviluppo economico e la produzione di ricchezza; contraddizione, del resto, parallela a quella fra interessi collettivi e interessi privati nelle loro svariate forme.
Forse dovremmo iniziare a pensare nei termini di una civilizzazione "altra"; in primis: un nuovo modello di sviluppo. Probabilmente ad una società più austera e, forse, più giusta; passando da un modello di tipo consumistico basato sulla quantità, ad uno ecosostenibile basato sulla qualità.
Su queste coordinate si sono sempre mosse le attività della Fiera; anche oggi che, dopo il ciclo sugli elementi, siamo arrivati al ciclo sull’uomo, visto attraverso i suoi sensi.
Quest’anno prenderemo in considerazione il Gusto: quale migliore finestra sui cambiamenti e sulle prospettive della vita sul nostro pianeta!
Ci sta tutto: la salute e la qualità dei cibi; l’ambiente e l’esaurimento dei suoli a causa della coltivazione intensiva; l’impoverimento della biodiversità; le monocolture e le nuove e potenti biotecnologie; l’equità fra i popoli del nord e del sud del pianeta e la distribuzione delle risorse. Infine, anche cose più ‘leggere’, ma non è detto, come l’impoverimento del gusto, dovuto all’imposizione di cibi standardizzati in tutto il mondo.
Come al solito, quando si parla di ambiente tutto si lega, quindi, in prospettiva, la nostra ottica non può che partire dalla considerazione che o ci si salva tutti insieme oppure, prima o poi, potrebbe non salvarsi nessuno.
Questa è la sfida che ci attende.
Il piccolo contributo che la Fiera può dare è quello di fornire alla comunità sollecitazioni, idee e progetti, nella convinzione che la "conversione ecologica e la convivenza" non siano oramai più un’opzione, bensì una necessità.
Forse oggi, per la prima volta, si potrebbe concretizzare il rischio che, se l’Umanità sbagliasse, la Natura potrebbe anche non darle un’altra opportunità.
Nel caso, avrebbe avuto ragione Samuel Beckett nell’affermare: "non c’è partita di ritorno fra l’uomo e il suo destino".
Qual è l'odore del mio stile di vita?
Chi decide di avventurarsi nella conversione ecologica e nella convivenza ha bisogno di misurare efficacia, progressi, effetti? Che indicatore, che strumento sceglie?
Euclide con riga e compasso inventò una geometria. Noi, per un’impresa così complicata e incredibilmente semplice, che strumento abbiamo?
Il naso.
Lui ci dice che nasciamo da una donna, che prendiamo il latte e poi mangiamo il pane, che amiamo un uomo, una donna, che é primavera, che siamo in un luogo diverso da quello dei nostri odori, o in un tempo diverso, che finiamo la nostra vita tra le nostre cose, i nostri affetti, che siamo a casa, che siamo in pericolo.
Oppure che nasciamo in ospedale e siamo l'evento finale di una strana malattia, che mangiamo le stesse razioni preconfezionate a Berlino o a Palermo, che amiamo un deodorante...
Lui, il naso, è sempre lì. Potrebbe misurare efficacia, progressi, effetti.
Potrebbe misurare il gusto di provarci. Il senso del provarci. Ma che senso è, che senso ha? Ma tutto questo é di buon senso?
I sensi sono il tema della Fiera delle Utopie Concrete dal 1997 e lo saranno forse e almeno fino al 2001.
Invito alla Fiera
I sensi sono finiti?
È un’abitante di questo pianeta a cavallo del millennio ad interrogarsi. Chissà. È una terrestre nord-americana tanto progredita quanto regredita. Chissà. È una terrestre asiatica che tocca e non tocca. Chissà. È un’africana solare e primordiale che tocca la terra, la vita, la morte perché, forse, è stata toccata, segnata. Dal sole. È una delle mie figlie cui è toccata una pelle abbronzata proprio come quelle delle migliori pubblicità ma che è anche toccata dal razzismo quotidiano che colpisce la diversità: scimmia negra e marocchina, e le tocca di spiegare che così si offendono i cittadini del Marocco. Chissà. Chissà se Floriana Quaglietti, madre delle madri di questa terra segnata dalla modernità, ha finito i sensi o i suoi gesti antichi ricomponendo vita e morte chiedendo di essere accolta, curata, protetta dalla sue ostetriche quando ha dovuto lasciarci maestra irripetibile. Chissà. È una giovane informatica e telematica che cerca il senso della misura, che assorta in un videogame comprende l’ipotesi del suicidio senza assumerne il significato e senza guadagnarsi il rispetto. È una neofita della new economy forse solo poco soddisfatta di quel delirio che andò sotto il nome di (old) economia. Una commerciante di OGM. Una insegnante che ignara coltiva il consumismo e ignora la scelta responsabile e consapevole.
La domanda diventa semplice e così la risposta se a chiedere è una frequentatrice, forse abituale, forse distratta o ammaliata vittima di una affabulazione potente, della Fiera delle Utopie Concrete.
Ebbene abbiamo ascoltato, udito, gustato, degustato, odorato ed ora tocchiamo, contattiamo e poi (segnate in agenda per ottobre 2001) indagheremo la vista e poi… la domanda ritornerà difficile: i sensi sono finiti?
L’occhio, la mente e la costruzione della realtà nella vita quotidiana
Gli occhi monopolisti dei sensi
È vero che viviamo nell’epoca del predominio dell’occhio ed è proprio il monopolio della vista che ci ha convinto a lasciare questo senso come ultimo del ciclo "Quali sensi per la conversione ecologica e la convivenza". La vista è il senso che imbarazza ed intimidisce. Anche ad esprimersi su di lui. Sotto l’incessante alluvione di immagini, sotto la continua tempesta dei più vari stimoli visivi in che cosa può contribuire un discorso ecoculturale che richiede ulteriore attenzione? Ormai attrarre l’attenzione dell’occhio è diventata un’immensa industria globale. La televisione si trova in concorrenza con il cinema, internet con le pubblicazioni stampate, i manifesti pubblicitari per strada trovano continuamente nuovi stimoli per catturare l’occhio, la moda ci offre un fiume di informazioni su come colpire gli occhi degli altri – o viceversa come rimanere invisibili - e nelle presentazioni pubbliche ci vengono suggerite sempre più avanzate tecnologie per presentare noi stessi e le nostre idee. Con "Occhio – Vista – Visione" la Fiera delle Utopie Concrete 2001, l’ultima edizione del ciclo sui sensi umani, cercherà di divertire i visitatori con stimoli visivi inusuali, ma soprattutto rivolgeremo l’attenzione su come costruiamo le immagini e che ruolo queste costruzioni hanno per il nostro rapporto con la natura e per la convivenza con gli altri.