Ho conosciuto Alex Langer nel 1987 quando ero sindaco di Città di Castello e guidavo una giunta monocolore PCI che portò alle elezioni anticipate e alla formazione di una giunta PCI-DC nata per ragioni, e in tempi, di “questione morale” con respiro da “questione politica della democrazia italiana.”
Già agli inizi degli anni ’80, con una giunta PSI-PCI - sulla spinta della storica intervista di Berlinguer a “Repubblica” - avevamo affrontato il tema con una ”Assise della Democrazia”: una vera e propria autoanalisi di massa alla quale si sottopose l’amministrazione locale e dalla quale uscirono nuovi istituti di democrazia volti a favorire la partecipazione consapevole, il controllo popolare, la trasparenza, la qualità e l’equità del potere locale. Ancora prima, negli anni ’70, le istituzioni e le forze politico-culturali tifernati si erano impegnate, in prima fila, nella lotta contro i manicomi e nella riforma dei servizi psichiatrici della Provincia di Perugia.
Per dire, insomma, di una propensione al cambiamento e alle culture alternative che era nel DNA dei cittadini e delle classi dirigenti tifernati che si confermò anche quando, a metà degli anni ’80, i comuni italiani e i sindaci, pervasi dal sacro furore contro le buste di plastica, emettevano ordinanze per vietarne l’uso, senza, peraltro, poter dare risposte alternative (la legge 475 sulla raccolta differenziata sarà del novembre ’88).
In quella circostanza il nostro problema fu, non a caso, quello di ricercare un approccio alla questione ambientale capace di cambiare concretamente la cultura e l’agire politico-amministrativo del Comune... Scarica l'articolo completo: